La signora del tempo sospeso
Quest’opera digitale di Gabriella Alison Cevrero rappresenta una straordinaria meditazione sulla continuità del linguaggio figurativo tra passato e contemporaneità. L’artista costruisce una scena che appare, al primo sguardo, come un ritratto aristocratico del XVIII secolo, ma basta un istante per comprendere che ci troviamo di fronte a un esperimento visivo di raffinata complessità.
La figura femminile, al centro della composizione, siede con un’eleganza composta e consapevole, vestita di un corsetto di seta rosa e merletti che richiamano la delicatezza di Fragonard o di Élisabeth Vigée Le Brun, ma con un gesto sovversivo indossa pantaloni di taglio moderno, quasi quotidiani. È una donna che abita due epoche: l’antico e il contemporaneo, la grazia rococò e la libertà postmoderna.

Alle sue spalle, il paesaggio urbano di una moderna metropoli — riconoscibile nella skyline di New York — sostituisce i tradizionali fondali bucolici della ritrattistica settecentesca. È come se la figura avesse abbandonato la Versailles di Madame de Pompadour per trasferirsi nel XXI secolo, mantenendo però intatta la propria compostezza aristocratica. Questo cortocircuito temporale non è solo un espediente estetico, ma una riflessione sulla persistenza del bello e sull’evoluzione del ruolo femminile nell’immaginario artistico.
La luce, limpida e analitica, evoca la lezione dei maestri fiamminghi — Vermeer in particolare — nella sua capacità di rendere tangibile ogni stoffa, ogni riflesso, ogni minima variazione tonale. Tuttavia, la costruzione prospettica e la definizione iperrealistica dei dettagli rivelano la mano digitale dell’artista, che trasforma la precisione fotografica in un nuovo tipo di pittoricità.
Il piccolo cane accanto alla protagonista, erede simbolico dei compagni animali presenti nei ritratti rinascimentali e barocchi (da Tiziano a Van Dyck), introduce una nota di affetto e di intimità domestica che umanizza la scena e ne accentua la dimensione narrativa.
L'opera di Gabriella Alison Cevrero è una raffinata dichiarazione d’amore per la storia dell’arte e, al tempo stesso, una sua rilettura critica. È come se l’artista volesse dimostrare che la tradizione pittorica non appartiene solo al passato, ma continua a vivere e a trasformarsi, trovando nuovi linguaggi e nuove icone per raccontare la complessità del presente.

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